Rispolvero ed “attualizzo” un vecchio post sulle cinture nel Jiu Jitsu.
Il Brazilian Jiu Jitsu è, prima di tutto, un’Arte Marziale. Per certi versi è un’Arte Marziale “sui generis”, nel senso che ha delle prerogative che sono suo patrimonio esclusivo. Non esistono kata, il sistema di insegnamento non è paradigmatico e può variare molto da scuola a scuola ed il sistema di graduazione è piuttosto “autarchico” (anche solo per la colorazione differente, rispetto, ad esempio, a Judo e Karate).
Alla cintura successiva si passa, trascorso il giusto tempo di maturazione, quando si è in grado di padronegiare le tecniche relative alla cintura stessa, durante uno sparring non collaborativo o in competizione. E’ pertanto essenziale continuare ad ampliare il proprio bagaglio tecnico e saperlo utilizzare in un contesto realistico, fermo restando che poi ciascuno potrà applicare attacchi, difese e rovesciamenti di cui ha piena conoscenza e che, non necessariamente, saranno duecento. Rimarrà importante, peraltro, sapersi districare in più situazioni, cercando con costanza di far progredire ed evolvere il proprio “gioco”.
Ulteriore differenza coinvolge gli atleti agonisti, che preservano per tempi relativamente più lunghi la cintura acquisita, in maniera da misurarsi con più continuità con “pari-grado”, passando al livello superiore solo
dopo essersi adeguatamente “testati”. Ovvio che se un atleta continua ad ottenere risultati, trattenerlo nella medesima cintura per secoli diventa piuttosto ridicolo che utile. Chi pratica per divertimento o puro piacere personale sarà interessato invece da regole meno restrittive ed i passaggi saranno misurati, oltre che per le capacità maturate (regola costante, questa) anche per la costanza, l’età, il ruolo in palestra, l’assiduità alle lezioni, lo spirito di gruppo, il coinvolgimento alle attività dell’Accademia e la partecipazione a stage e seminari (che sono organizzati per assicurare aggiornamento e miglioramento del livello tecnico di tutti).
Da noi i passaggi di grado e le promozioni sono attribuite da Rogerio Olegario, che, ovviamente, si riferisce a chi gestisce i corsi “in loco”, quotidianamente.
Il passaggio di grado non è mai un punto di arrivo, bensì rappresenta un punto di partenza per proseguire il proprio itinerario di miglioramento e perfezionamento.