L’italiano medio, ma forse non solo l’italiano, spesso bolla le MMA come sport barbaro e violento, la cui cornice in cui si svolge il combattimento (la Gabbia), aggiunge una connotazione ignobile ed aggressiva.
La realtà è ben differente: la Gabbia è uno spazio delimitato, sicuramente suggestivo per un combattimento, ma altrettanto sicuro per un confronto che prevede fasi di lotta, durante le quali il ring è certamente più pericoloso.
Chi combatte nelle MMA accetta di farlo all’interno di un regolamento che conosce. Non esiste nessun obbligo. Si tratta di una scelta consapevole e mai forzata.
Le regole possono apparire violente ed alcuni combattimenti in effetti lo sono, ma è altrettanto certo che non si vince solo per ko, ma anche attraverso una leva articolare, che, quando segnalata da chi la subisce, interrompe il combattimento senza alcun danno fisico.
I colpi alla testa sono meno numerosi, per numero, rispetto al Pugilato. I ragazzi che combattono, lo fanno al termine di una preparazione intensa e dura.
Esiste un pubblico, che segue questo sport, degli Atleti che lo praticano e chi lo insegna.
Spesso c’è sangue, troppo sangue. Ma anche in questo caso, c’è poco di che scandalizzarsi. Nessuno morirà per dissanguamento, perché c’è un medico ad ogni evento. Chi potrà essere disturbato, non avrà l’obbligo di assistere ad un evento, ma nemmeno quello di fare la morale.
Prima di sentenziare, andrebbe conosciuta la disciplina, rispettando il pubblico, gli atleti e chi prepara chi combatte.