Da che si vede un combattente?
Da un dettaglio o da mille particolari. Magari lo stesso dettaglio e gli stessi particolari che ti permettono di capire chi invece non lo è e non lo sarà mai.
Chi accetta la sfida di misurarsi con gli altri, lo fa prima di tutto con se stesso. Il primo combattimento, la prima lotta, la prima vittoria o la prima sconfitta sono con il proprio IO, solo dopo con l’avversario.
Chi accetta di battersi accetta di vivere una propria intimità, a volte segreta, a volte oscura, a volte più limpida, ma sempre molto personale ed individuale.
Il vero combattente, che non è sempre e per forza il migliore ed il vincente, sa lottare ferito, sa percepire i messaggi ed i lamenti del proprio corpo, con la consapevolezza e la capacità di superarli. Lotta e supera ciò che il proprio fisico parzialmente impedisce. Ciò che non lo ferma potrà fermare invece quasi tutti i suoi amici. L’infortunio sarà per lui un punto di partenza che talvolta lo ricondurrà nell’arena ancora più forte, mentre per altri potrà rappresentare il punto di arrivo e la fine.
L’infortunio, la ferita ed il dolore rappresentano il passaggio da una condizione “verginale” di atleta ad una di concreta esistenza. Tutto ciò è contro ogni normale istinto “naturale”, di difesa, proprio di chiunque altro.
Il corpo dventa la corazza, l’arma potente di cui Egli dispone. La affila attraverso una pratica che ai più risulterebbe disgustosa, migliorandone la forza, la velocità del movimento e la resistenza. E’ la sua arma, ne va orgoglioso, ma migliorandola in maniera funzionale e quasi mai estetica. Il combattente non si compiace, non si ammira, vive del compiacimento e dell’ammirazione degli altri, ancora in una forma di segreto narcisismo.
Il suo linguaggio, le sue certezze e le sue insicurezze le condivide solo con coloro che sente affini. con coloro che come lui calcano o hanno calcato il tappeto. Parla il  loro stesso linguaggio, fatto di sensazioni, di sangue che scorre e di cuore che pulsa. Oggi questo andava e quello non andava.
Il discorso è lungo. Chi accetta di battersi, accetta regole e condizioni che ai più saranno misteriosi, e folli mentre saranno a lui chiarissime: il digiuno, lo sfinimento, il dolore. In tutto ciò non esiste menzogna, è tutto drammaticamente chiaro e vero.
E’ questa una avventura che  potrà e riuscirà a vivere solo lui e che terminerà il giorno in cui quelle sensazioni e quella sofferenza termineranno, ma che intanto gli fanno gridare l’orgoglio di essere uno che combatte.
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